di Giuseppe Salvaggiulo
Io sono il potere:
- chi muove i fili della politica italiana?
- Quali scambi si fanno, ogni giorno, nei ministeri?
- Su quali soluzioni al limite della legge si fonda la ragion di Stato?
Io sono il potere: un capo di gabinetto svela dall’interno le regole non dette e i segreti inconfessati dei palazzi del potere. “Ogni tanto qualcuno mi chiede che mestiere faccio. Non ho ancora trovato una risposta.
La verità è che una risposta non esiste.
- Infatti io non faccio qualcosa.
- Sono qualcosa.
Io sono il volto invisibile del potere.
Sono il Capo di Gabinetto
Sono il capo di gabinetto.
- So,
- vedo,
- dispongo,
- risolvo,
- accelero e freno,
- imbroglio e sbroglio.
Frequento la penombra.
- Della politica,
- delle istituzioni
- e di tutti i pianeti orbitanti.
- Industria,
- finanza,
- Chiesa.
Non esterno su Twitter, non pontifico sui giornali, non battibecco nei talk show. Compaio poche volte e sempre dove non ci sono occhi indiscreti.
Non mi conosce nessuno, a parte chi mi riconosce.
Dal presidente della Repubblica, che mi riceve riservatamente, all’usciere del ministero, che ogni mattina mi saluta con un deferente ‘Buongiorno, signor capo di gabinetto’. Signore. Che nella Roma dei dotto’ è il massimo della formalità e dell’ossequio. La misura della distinzione.
Noi capi di gabinetto non siamo una classe.
Siamo un clero.
Noi siamo “eterni!”
Una cinquantina di persone che tengono in piedi l’Italia, muovendone i fili dietro le quinte.
I politici passano, noi restiamo.
Siamo
- la continuità,
- lo scheletro
- sottile e
- resiliente
- di uno Stato fragile,
- flaccido,
- storpio fin dalla nascita.
Chierici di un sapere iniziatico che
- non è solo dottrina,
- ma soprattutto prassi.
- Che non s’insegna alla Bocconi
- né a Harvard.
- Che non si codifica nei manuali.
- Che si trasmette
- come un flusso osmotico nei nostri santuari:
- TAR,
- Consiglio di Stato,
- Corte dei conti,
- Avvocatura dello Stato.
Da dove andiamo e veniamo, facendo la spola con i ministeri.
Perché capi di gabinetto un po’ si nasce e un po’ si diventa.
La legittimazione del nostro potere non sono
- il sangue,
- i voti,
- i ricatti,
- il servilismo.
È l’autorevolezza.
Che ci rende detestati, ma anche indispensabili. Noi non siamo rottamabili. Chi ha provato a fare a meno di noi è durato poco. E s’è fatto male. Piccoli, velleitari, patetici leader politici. Credono che la storia cominci con loro”.
Libri consigliati da abbinare a questa lettura:
- Il sistema. Potere, politica affari: storia segreta della magistratura italiana
- Oltre il muro dell’omertà. Scritti su verità, giustizia e impegno civile
- Oltre la trattativa. Le verità nascoste sulla morte di Paolo Borsellino tra depistaggi e bugie
- Il libro nero della magistratura. I peccati inconfessati delle toghe italiane nelle sentenze della Sezione disciplinare del CSM
- La legge siamo noi. La casta della giustizia italiana
- È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia